Squarci | sabato 25 giugno 2011

Anna Maria Basso

Nota stonata

Sono una nota stonata.
Non che mi importi più di tanto di armonizzarmi coi suoni esterni, non che desideri fondermi, omologarmi o scomparire.
Solo mi piacerebbe, una volta, emettere un suono dolce, vibrante, melodico, non questo agghiacciante stridìo di freni.

Il giardino è lussureggiante, pieno di rose multicolor di varie dimensioni. Al centro, un gazebo ricoperto di rampicanti.

Le famigliole chiocciano contente e i bambini scorrazzano senza controllo.
Il sole splende.
Solo io resto in disparte, nascosta dietro un libro, osservatrice esterna e testimone di tanta insana e fittizia soddisfazione.

Gli uomini, birra alla mano, si apprestano a organizzare l’accensione del barbecue, esattamente come nel week end di un provinciale statunitense, in un film per la tv.

Le donne prendono il sole, progettando gli armamentari da portare dietro in vacanza (Il Bimby?! Ma voi non eravate i camperisti selvaggi?), tutto per la sana cura e l’alimentazione dei bambini, privi di attenzione ma mai di legumi.
Perchéènecessarioassolutamentecheimparinosubitoadessereautonomi.

Sì, fondamentale per la materna tintarella.

Cazzo, sono come mia madre. Cazzo, cazzo, cazzo.
Presente e soffocante come lei.

Solo, non so imporre le gustose verdurine, e mi fa pena quella bimba under one abbandonata sul passeggino tutto il giorno, senza che nessuno le faccia un sorriso o si preoccupi di darle da bere.
Mio figlio a quell’età era un koala. Perché io, non sapendo imporre neanche il passeggino, lo portavo in giro alloggiato sul mio fianco sinistro.
Naturalmente questo mi ha attirato sguardi di disapprovazione feroci da queste sane e spartane educatrici, che lesinano contatti fisici e cibo spazzatura, ma non giocattoli e televisione. Chissà perché.

Meus Deus, quanto moralismo dietro quelle risatine.

E hai visto che Tizia si è rifatta le tette? Ma no che non se le è rifatte per il marito! C’avrà un interesse, qualcuno per le mani…

Io vorrei alzarmi in piedi dritta sul bel tavolo di marmo intarsiato e lanciare un lungo, disarmonico, stridente ululato.
Perché mi sento come Tizia, belli miei. Anche se ho le tette cadenti e la pancia tonda. E non ho mai avuto una colf né una tata, né nessuno che mi stirasse gli abiti. E non posseggo il Bimby, e se non ho voglia di cucinare compro i disgustosi quattrosaltinpadella.

Mio marito mi tradisce da anni, anni, anni con chiunque gli capiti a tiro e adesso moraleggia in mezzo a voi .

Niente lenticchie grazie, a me piace godere. Prenderò un bigné alla crema e ne darò uno anche a mio figlio.
Che impari sin da adesso che esiste, e va difeso strenuamente, un diritto alla felicità.


Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.