Poesie | mercoledì 14 aprile 2010

Lucia Vitelli

Le parole spezzate

Dalla campagna i suoni delle voci scivolano veloci,
richiami contadini
entrano dalle finestre.
Selvaggi i soffi delle nostre parole.
Dimensioni ambigue,
proiezioni da piegare e imprigionare fra gli scogli.

Mai ti capirò mio Dio
quando dalle balze dei pendii rotoli a valle
le ampie emozioni tradotte in povere parole
e l’eco stanco che muore al limite del mondo,
o, ancora prima, in fumo
dal tetto della casa.

Il giorno è sempre a mezza luce, poi dilegua
nella solita
notte insonne che mi traghetta
al prossimo pomeriggio,
al raro raglio degli asini bianchi,
al Mediterraneo con le sue acque incessanti,
una compagnia invisibile
al deserto dei miei colloqui.

Anche riconoscere, sotto casa,
di quale colore si dipinga il prato
per qualche ora del giorno
pesa.
Quello, lo vorrei fiorito,
sulla mia testa, di parole pendule. Tue.


Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.