Poesie | venerdì 14 marzo 2008

Carlo Di Legge

Febbraio

La montagna è squadrata come una cassa,
dalla valle il vento porta le parole.
Parola è competenza della luce:
che qualche volta vede nella terra, scava e
pulisce.
Non c’è un’anima viva. Qui
la pietà s’invoca perché manca.
In quest’ora tu férmati e considera,
finché c’è tempo, l’inganno del tempo.
Non t’impigliare nel roveto dei ricordi.
Enigma i morti, diverso e uguale enigma i
giovani. Enigma
le giunchiglie, che si ostinano a fiorire,
e il tornare,
sulla tomba, di quell’identico profumo delle bianche
rose.



Cimitero, febbraio 2008


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)