Squarci | giovedì 22 marzo 2007

Francesca Siciliano

I cuccioli

I cuccioli c’entrano con questa storia.

Io iniziai timidamente ad amarli profondamente quella mattina beneaugurante in cui nacquero,
quando ci svegliammo nel sole ed ebbe inizio la vacanza e nella vacanza, per me, l’amore vero.


Se c’è una cosa che ricordo è la faccia il corpo inciso nel sole, nelle passeggiate la domenica mattina il cibo e il sole. Io mi gonfiavo di aspettative come si gonfia una rana, e allo stesso tempo mi trasformavo in formichina operosa che costruisce mattoncino mattoncino un futuro improbabile.

Idiota.

E il diciannove dicembre, quando morirono, lui se ne andò a dormire a casa sua. Tre mesi dopo,
ci saremmo definitivamente lasciati per il suo improvviso bisogno di solitudine
con illuminazioni su tutto un cosmo di ragioni interrelate a spiegare l’assenza di presupposti su cui andare a costruire
una nostra - ipotetica - convivenza.

Amen.






Perché c’è un momento -
ed è quando si comprende pienamente che tutto è perduto -
che contro ogni preconoscenza
contro ogni evenienza
spinge e costringe
a quell’unico pensiero.
una preghiera:
che lui
sia capace d’Amore
e la paura si disintegri di fronte al suo occhio.
Perché è troppo intelligente
e sa vedere
e si dia a me
Final
mente.








È sembrata possibile la vita insieme a lui.
Un soffio di vita
e
se l’è portato via un soffio di gelo.
Miss summer 06.
Maledetta.

Nessun winter 07 per me
Né la primavera e le estati ancora.
Ciao.







Pure
dev’esser
stato
vero
se accadde
e lo soffro adesso
se l’ho vissuto
e un po’ ci sono morta…





Ritrovarmi come mi ritrovo
con un dolore inaspettato e insospettato.
Io senza voglia di nulla
senza niente di niente
singolare.
La mia vita di nuovo al singolare.
L’io mio singolare.



La mia incredibile capacità, di volta in volta, di aprirmi, spaccarmi in due come una mela,
e dovermi ricomporre e riassemblare a un certo punto.
Mi dissolvo nell’Altro e ritorno in me a un certo punto. Quando l’Altro mi esilia.
Un viaggio nell’uomo.
Nel quale Francesca si disintegra e diventa lo stare con-, il camaleonte che nasce e muore in ogni relazione col compagno.
Scopro di esser cresciuta e purificata. Capace di un retto e corretto agire. Coerente e conseguente. Ciò che dico faccio. Penso, dico e faccio senza passi all’indietro. E questa volta li ho subiti i passi all’indietro, ma ci sta, è nel rischio di una relazione, che a un certo punto l’Altro si ritiri, si ponga al di fuori della relazione.
E ci si ritrovi soli.
Che si debba ricominciare daccapo.
Si deve superare il dolore.

C’è una fase in cui ciò prevale su tutto
E bisogna chiamare a raccolta la logica
per guardare avanti
con forza e determinazione.

Mi ha lasciato per via, come dice lui, io devo rimettermi in marcia da sola.

Io con me…


Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.