Da Kyoto | sabato 27 gennaio 2007

Alessandro W. Mavilio

Mani in alto! (Quando sali in treno)

Ieri ho preso un taxi dal centro fin su a casa.
Come al solito, per spiegarmi velocemente e con poche parole, ho detto solo “Scuola superiore Seian, per favore”.

-Eh, mi scusi… Può spiegarmi dov’è?

Un po’ sorpreso, spiego al tassista come arrivarci.

Parte a razzo, dimenticando di attaccare il tassametro. Dopo un po’, preoccupato di non vedere la tariffa, glielo faccio notare con eleganza, con una leggerissima sfumatura del tipo “a me non mi imbrogli: dov’è il tassametro?”. Lui, anziano e con una voce femminile ma di petto, come quella di un teatrante professionista, si scusa e dice:

- Ah, scusi! Sempre dimentico di attaccarlo! E…grazie mille per aver preso il mio taxi in una notte così fredda!
- Per carità – gli faccio – grazie a voi tassisti per essere sempre presenti
- Caro signore, non è facile questo lavoro… Specialmente la notte… I giovani come voi si rinchiudono nei karaoke e ne escono solo la mattina. E poi ve ne tornate a casa col primo treno dell’alba. E noi tassisti aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo con le nostre porte spalancate. E poi con questo freddo…
- Suvvia – incalzo – questo inverno è mite!
- Ah sì? Ma sa, caro signore, io sono di Okinawa e sono appena arrivato a Kyoto. Perciò non capisco molto…Ho tanti problemi, specialmente con la lingua.
- Un giapponese che ha problemi con la lingua in Giappone? Non mi sembra vero!
- Vede, a Okinawa abbiamo solo tre vocali. Mica cinque come i Giapponesi! E invece di “hana” (it: naso) noi diciamo – nasalmente – “pana”.
- Ma davvero? Non immaginavo!

La strada scorre fluida in questo tassì con un vago odore di fumo.

- Lei parla un perfetto giapponese. La invidio! Da quale paese arriva?
- Io? Sono italiano!
- Da un Paese così lontano? La vita deve essere difficile per lei…
- Beh… Mi ci sono abituato – gli dico, per far pesare un po’ la mia condizione di straniero.
- Beato lei… Io ancora no! – Mi risponde a bruciapelo. – Cos’è che le causa più sofferenza?
- Beh… Nulla in particolare, ma all’inizio tutto era molto diverso dall’Italia. In particolare, all’inizio, in Giappone non amavo salire sugli autobus.
- Oh, la capisco! Io ero molto in ansia sui treni!
- Come mai?
- Perché da me a Okinawa non ci sono treni! E tutti i compaesani mi dicevano: quando salirai su un treno, devi tenere le mani alzate bene in vista, per non essere confuso con tutti i chikan (maniaci). Questa cosa mi dava molto fastidio e quindi sempre salivo con le mani alzate e stavo per tutto il tragitto con le mani in alto! Ma poi…
- Ma poi?
- Ma poi mi sono accorto che ero l’unico… Che tutti gli altri avevano le mani in basso… E che non c’erano questi chikan…
- Beh i maniaci possono capitare ma certo non sono frequenti… Almeno credo!

Qualche attimo di silenzio. L’aria sibilava da un finestrino mal chiuso

- E poi, vogliamo parlare dei passaggi a livello? Giù a Okinawa non ci sono! La prima volta che me ne è capitato uno ho fatto marcia indietro.
- E perché?
- Non capivo molto come… andavano usati…
- Beh, attraversare solo se le sbarre sono alzate!
- Sì, certo… Ma siamo sicuri che non passi il treno?
- Beh, certo… E chi lo sa?
- Quindi io ora penso a lei, una persona dell’Italia, che sicuramente avrà avuto molta ansia, certo molta più di me!
- Uhm… Abbastanza!


- La temperatura della vettura va bene? Non è troppo caldo o troppo freddo?
- Perfetto, grazie!


- Quante vocali avete in Italia?
- Cinque, proprio come da voi in Giappone!
- Ah, capisco… Eh sì, proprio come qui in Giappone…

Dopo aver fermato il tassametro e aperto la portiera mi fa:

- Ma lei si trova bene a Kyoto? Con la gente di Kyoto?
- Direi di sì! Abbastanza! E lei?
- No. Qui tutti sorridono, certo, ma solo con il viso. Il sorriso di Okinawa nasce dall’ombelico e dura molto più a lungo… Un solo sorriso dura giorni interi.


Su Alessandro W. Mavilio
Orientalista, scrittore, cineasta. Laureato in Lingua e Letteratura giapponese presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, Alessandro Mavilio ha insegnato per più di un decennio all’Università Industriale di Kyoto. Nell’àmbito del progetto “Taoist Movies” è autore anche di numerosi cortometraggi sperimentali girati in Giappone.

Sulla rubrica Da Kyoto
Di tanto in tanto un contributo da Kyoto, l'antica capitale del Giappone. Perché questo è un mondo immenso e le grandi distanze, le culture diverse, mettono alla prova le capacità del pensiero. Il pensiero e le visioni del mondo non sono mai scontati. Se si cambia orizzonte geografico, e l'angolo d'osservazione per guardare il mondo e per riflettere su di esso, ci si accorge subito che i punti di vista - gli stili del pensiero - sono innumerevoli... Questi scritti sono stati raccolti in circa dieci anni e si sono condensati e completati nel libro "Il Recinto. Sguardi e riflessioni sul Giappone".

Il Recinto. Sguardi e riflessioni sul Giappone, di Alessandro W. Mavilio (Gli Ibischi, 2015)