Squarci | lunedì 15 febbraio 2021

Arianna Panza

Zebra e Laura

La sera della Vigilia di Natale, sul marciapiede fuori dal palazzo, Lea vide un grosso furgone da cui due strani tipi stavano scaricando pacchi. Traslocavano. Constatò che avrebbero avuto ancora un bel po' da lavorare, perché sul pianerottolo del secondo piano, davanti alla casa vuota, c'erano al momento solo un paio di vecchi materassi ingialliti. Non era riuscita a sbirciare nel furgone e non poteva quindi immaginare chi sarebbe venuto ad abitare in quel vecchio palazzo. "Buona notte e buon Natale!", pensò ridendo, poi corse su per l'ultima rampa di scale ed entrò in casa. Faceva freddissimo, Lea immaginò il gelo che ci doveva essere nella casa del secondo piano, vuota da chissà quanto tempo. Si chiuse nella sua stanza aspettando che la cena fosse pronta.

Lea non pensava mai agli altri, ma quei due tipi che avevano l'intenzione di traslocare la sera della Vigilia la incuriosivano parecchio. Provò a concentrarsi su qualcosa, cominciò a guardarsi intorno e a studiare la sua camera (sì, come se non ci fosse mai entrata), ma la sua mente non ne voleva sapere di cancellare quella buffa immagine. Allora prese un foglio e cominciò a disegnarli. Poi, a un tratto...

- Ahahaah! Ahahahahah! Ahahah!-

Sentì delle risate delicate. Qualcuno rideva di gusto. Era improbabile che provenissero da casa sua, anche se i suoni erano chiarissimi. E in quel palazzo, poi, chi poteva essere allegro in quel modo? Lea mise da parte il foglio e la matita e cercò di capire da dove venissero quelle voci. Alzandosi dalla scrivania si chiese da quando fosse così interessata a sapere che cosa facessero le altre persone, ma cancellò quel pensiero. Si muoveva per la stanza in silenzio. Le risate cessarono e per un momento tutto tacque, poi dopo pochi secondi ci fu un urlo fortissimo e le risate ricominciarono, molto più potenti di prima. Ora Lea aveva capito. Si stese per terra e appoggiò l'orecchio al pavimento. Sì! Le voci venivano dal secondo piano. Nella posizione in cui era le sembrava di poter toccare quelle risate, tanto erano chiare e vicine. Restò in ascolto; aveva il fiato sospeso. Due bambine cominciarono a parlare vivacemente. Lea le ascoltò; non si rese conto per quanto tempo, potevano essere cinque minuti, poteva essere mezz'ora. Quando si rialzò aveva un sorriso enorme stampato in viso. Si sentiva benissimo, ma non sapeva il perché. La madre la chiamò, la cena era pronta.

Il giorno di Natale Lea si svegliò presto, perché qualcuno piangeva. Tornò con l'orecchio in terra e ascoltò un animato litigio tra le bambine. Urlavano e piangevano in continuazione. Lea immaginò come dovevano essere le due sorelle (ma erano sorelle?) e cominciò a divertirsi pensando per quale sciocco motivo stessero litigando in quel modo. Le ascoltava ed era come se avesse fatto un buchino nel pavimento e potesse vederle. Non se ne rese conto, ma rideva sotto i baffi. A un certo punto nella scena subentrò una voce adulta, -la madre, immaginò- che cominciò a urlare, richiamò le bimbe e poi ci fu il silenzio. Doveva averle sgridate per bene! Lea l'ascoltatrice, però, da quel litigio aveva ricavato - o meglio, credeva di aver ricavato- un'importante informazione: il nome delle sue nuove vicine... Zebra e Laura. C'era qualcosa che non tornava in quei nomi, ma le piacevano, perciò decise che da quel momento così si sarebbero chiamate. E allora si sedette alla scrivania e disegnò. Disegnò e disegnò finché non ebbe finito; allora scrisse il titolo: "Zebra e Laura". Era certa che sarebbero diventate le sue "amiche del piano di sotto", ma non sapeva come mettere in atto la decisione; era così timida e inesperta!

Nei giorni successivi, mentre pensava a come presentarsi, continuò ad ascoltarle, e le sembravano ogni giorno più simpatiche, e ogni giorno si vergognava un po' di più. Maledetto il suo cervello complicato!

Ma poi prese una decisione. Mise il disegno che aveva fatto davanti alla porta del secondo piano, suonò il campanello e corse su per le scale come un razzo, di nuovo dentro casa. Si era già pentita: non sapeva neanche quanti anni avessero...dopo pochi minuti...

Dlin dlon!

Il campanello squillò, qualcuno aveva bussato alla porta! Il cuore di Lea impazzì. Andò ad aprire, ma non c'era nessuno, soltanto un foglio disegnato tutto stropicciato. La ragazza stava per prenderlo quando arrivarono di corsa due bimbe eccitatissime, che urlarono "Ciao! Comunque, io sono Petra e lei Lola!" e poi se ne andarono di corsa con urletti e schiamazzi. Richiuse la porta, era abbastanza confusa e non aveva capito niente. Però poi guardò il foglio che le avevano lasciato alla porta.
Tra mille scarabocchi, c'era disegnata una zebra. Lea si buttò sul letto e cominciò a ridere, risate chiare limpide; rise per minuti interi, forse ore.


Su Arianna Panza
La più giovane scrittrice di Orientexpress. Tredici anni al suo debutto con idee e sensazioni già molto chiare sui libri e la loro... amicizia.

Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.