Poesie | giovedì 21 agosto 2014
Lucia Vitelli
La stanza da tè
Un tetto di paglia,
le pareti di bambù:
e ne ho fatto
la mia stanza da tè.
Un po’ di verde in fondo,
il bricco sul fuoco, l’acqua che bolle.
La mente sfiora piroette d’aria,
più facilmente
le schegge del cuore.
Qualche volta si discorre,
ma preferiamo
leggerezze e meraviglie,
ed è un
paradiso intimo
di poche parole,
un sì,
i no della tranquillità
accatastati nell’ombra.
Sei l’amico del triste-sereno,
che insegna ad affidare al giorno
il meno possibile.
La solitudine mai sola,
al mio tè
dai riflessi di un rosso tramonto.
Lo so,
romanticherie di questi tempi
sono fuori luogo.
Metto in conto l’età,
qualche acciacco degli anta,
smemoratezze e
ricordi che vanno e vengono
induriti dal tempo,
ma qualcos’altro,
quello, che anche a cent’anni
non muore,
si respira da un fiore.
Devo a te il mio sorriso,
ai fiori mattutini,
a quelli pomeridiani.
Una fragile lingua d’incontro
legata
all’animo di un fiordaliso.
Domani,
mandami un fiore per il mio giardino.