https://www.amazon.it/Versi-ciclabili-Matteo-Pelliti/dp/8895007107

Versi ciclabili

Matteo Pelliti


Gli Scacchi, 2007
104 pp.
Poesia
9788895007106
4,50
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Ecco l’idea: prendere la bicicletta e usarla come struttura “portante”della catena di versi poetici. È proprio bella la bicicletta e non per un mero salutismo di maniera, ma perché è una delle poche invenzioni dell’uomo che non ha smesso di essere sana. È un mantra meccanico, un universo di formule nascoste che pochi conoscono ma che tutti usano, un interlocutore perfetto per l’essere umano, capace di fondergli corpo e pensieri in un continuo andare ciclico. Come avverte Ennio Cavalli, il libro di poesia è un libro a pedali: obbliga il lettore a salirvi e a fare la sua parte, muovendo i muscoli.
Il lettore è avvertito.


Su Matteo Pelliti

Matteo Pelliti (Sarzana, 1972), si è laureato in filosofia del linguaggio all'Università di Pisa, specializzandosi poi in Comunicazione Pubblica. Ha pubblicato racconti nelle antologie "Ultima spiaggia" (ETS, 2004) e "Caffé ristoro" (ETS, 2006); "Pisanthology" (Giulio Perrone Editore 2007); è coautore della postfazione del libro "Centro di igiene mentale" di Simone Cristicchi (Mondadori, 2007); ha pubblicato la raccolta di racconti "Giocattoli", con la prefazione di Simone Cristicchi (Felici Editore, 2010); ha collaborato con diverse riviste on line e blog dal 2003, dedicandosi soprattutto al campo dei giochi linguistici e della critica letteraria.




Gli Scacchi

Fare poesia è muovere parole sulla scacchiera dei vuoti e dei pieni: la pagina bianca, le parole nere. Fare poesia è giocare col tempo, contro il tempo, (re)inventandolo a proprio favore: è un gioco di pazienza, un corteggiamento, una guerra. Trovare la parola "giusta", "quella parola", che a(ni)ma il silenzio, è uno scacco (matto...e folle!) ai Re e alle Regine. Fare poesia è stare soli con le proprie pedine, ascoltando(si), in mezzo al frastuono del mondo.


Questo libro di poesia è un libro a pedali”. Smuove le emozioni annidate in fondo all'anima ed esorta a ritrovare il gusto di “andare piano”. Questa “l'avvertenza” da cui parte il libro di poesia di Matteo Pelliti, pubblicato dalla casa editrice partenopea Orientexpress. Matteo, tre anni fa, comincia a raccogliere foto di biciclette “derelitte”, biciclette a cui manca il telaio, una ruota o il manubrio e che sono state abbandonate lì, alle intemperie. Queste foto, che si “trascinano”dietro racconti e riflessioni, vengono raccolte, a partire dal 2005, in un blog dedicato ai “Cicli infelici” (http://ciclinfelici.blog.tiscali.it) dover Matteo invita a mandare scatti che siano riusciti a “far breccia” nel cuore, che abbiano lasciato un piccolo segno nella memoria.“ La bicicletta abbandonata fa tristezza - racconta l'autore - perché ricorda un relitto. Lasciata lì, abbandonata, finisce per evocare la figura della persona che la occupava”. Così sul sito confluisco prima foto corredate da didascalie, poi poesie vere e proprie, poesie che parlano di giovinezza e spensieratezza.Da queste poesie, da quella che è diventata una vera corrente di pensiero, Matteo Pelliti trae l'ispirazione per scrivere un libro, uno spazio di comunicazione breve e intenso, che affonda le radici in precedenti “illustri”. Da Giovanni Pascoli, infatti, a Giorgio Caproni, passando per il futurismo e la poesia di Pablo Neruda, tutti hanno rivestito la bicicletta di un tocco di magia.Sessanta poesie, suddivise in “In Pista”e “Fuori Pista”, incentrate proprio sulla bicicletta, ed altre quaranta dedicate al mondo visto dal sellino di una bici.

Tania Sabatino, Il Denaro

Come la più comune e semplice delle biciclette anche questo libro conduce il lettore in centinaia di posti. Lo spazio tra una pedalata e l’altra (indotto dalla consuetudine tipografica di lasciare uno spazio tra una poesia e un’altra) costringe a pause, a soste nei luoghi di cui dico sopra. Alcune pedalate sono proprio faticose, tutta salita, pieni polmoni e sguardo vigile per non perdersi e non fare incidenti. Altre pedalate hanno l’aria profumata di un tornante di collina in primavera. Che d’improvviso si risolve in discesa. E così, come quando si pedala senza meta né troppa velocità, lo sguardo può alzarsi e indugiare su ciò che ci circonda: generalmente vedute e cartelli. Profili di montagne, insegne di negozi, persone, parole. Quant’è bella la parola “acquattato”, quant’è taoista, quant’è bassa e saggia…Grazie per aver rinfrescato il mio vocabolario. E grazie per gli anagrammi, che ho scoperto detenere una verità atomica, radioattiva, un nucleo di verità costante che trascende il senso e l’esperienza umane. E quanto mi ha fatto pensare “cicli infelici al tramonto”. Quanto sarebbe bello se lì in Italia foste ancora un po’ poveri, se aveste in giro candidi ladri di biciclette… Da questo punto di vista io vivo in un sogno neorealista: un “primo mondo” con le bici e il frillare del “quarto e quinto”. E se una sera conosco una ragazza dolce e morbida… Quaranta chili sul portapacchi o in piedi sul mozzo posteriore. Ma ho l’impressione che questa piccola bici può portare ancora in tanti altri posti. E soprattutto può portarci tante persone.

Alessandro W. Mavilio

https://www.amazon.it/Versi-ciclabili-Matteo-Pelliti/dp/8895007107
Gli Scacchi, 2007
104 pp.
Poesia
9788895007106
4,50
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