L'invenzione dello zero
Francesco Fillini
L’invenzione dello zero, come risultato algebrico, come scoperta teorica, come segno discriminante tra due scale di opposti, è il titolo del libro di poesie di Francesco Fillini. L’autore sembra interessato a definire come luogo del suo atto poetico un intervallo, uno spazio interstiziale. La poesia avrebbe esistenza dunque fra le contiguità (complementari o contrarie) dei fatti, delle cose, delle logiche sintattiche e semantiche. A volte lo spazio è ridottissimo, una luce tendente a zero, appunto.
Apparizione e sparizione, esistenza e inesistenza della poesia che, quasi, come nei versi d’apertura, non dipendono dall'autore.
In ogni piccolo componimento - ché evidentemente l’inclinazione è epigrammatica - non si procede per immagini, ma l’immagine stessa è, o il nucleo compresso fra le contiguità di cui sopra, o l’intera poesia, come se le contingenze foriere della medesima rimanessero taciute.
La scrittura di Francesco Fillini è quasi geometrica (paradigmatica la sezione calcoli). Una singolare seducente geometria acquisita da una lingua piana e razionale.
Su Francesco Fillini
Metà dehli anni della sua vita li ha vissuti a Piombino, il resto a Pisa. Si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia per laurearsi in "filologia italiana", ma non ha mai terminato la tesi di laurea. Nel frattempo ha fatto diversi mestieri e adesso lavora in un albergo come portiere di notte. Ha collaborato con qualche rivista cinematografica per il gusto di scrivere di cinema; per il puro gusto di scrivere, invece, ha pubblicato un libro di poesie.
Gli Scacchi
Fare poesia è muovere parole sulla scacchiera dei vuoti e dei pieni: la pagina bianca, le parole nere. Fare poesia è giocare col tempo, contro il tempo, (re)inventandolo a proprio favore: è un gioco di pazienza, un corteggiamento, una guerra. Trovare la parola "giusta", "quella parola", che a(ni)ma il silenzio, è uno scacco (matto...e folle!) ai Re e alle Regine. Fare poesia è stare soli con le proprie pedine, ascoltando(si), in mezzo al frastuono del mondo.
C'è tutta una vita nelle cinquanta poesie contenute in questo volume, capaci di coniugare poesia e matematica algebrica. Nella struttura del testo e nei versi passano l'infanzia, l'adolescenza, l'età adulta, l'amore, il sesso. Passano gli incontri, gli intervalli osservati nello spazio di un attimo infinitesimale, vicino allo zero per l'appunto, le cose viste e mai scordate. L'autore - al suo primo libro - costruisce un lucido percorso nella memoria attraverso brevitas epigrammatiche, atte a richiamare immagini e suggestioni con l'essenzialità e attraverso una geometria della lingua ben calcolata. Rispondendo all'imperativo della collana "Gli Scacchi" nella quale è il testo inserito, l'autore muove le pedine delle parole per raccontare, reinventandolo, il proprio vissuto emotivo e assegnargli una valenza di universalità.
Tiziana Cozzi, La Repubblica